Per Siwmark presenta a Roma la sua serie dedicata agli eroi classici e ispirata all’Eneide: dodici sculture, quante i libri, legate ognuna ad un eroe o a una divinità. Tra i personaggi leggendari trovano posto anche le figure storiche di Augusto, committente dell’opera, e di Virgilio.
Ognuna delle teste ispirate all’opera virgiliana non solo rappresenta un personaggio dell’Eneide, ma raccontandone la storia mette in luce sentimenti, atteggiamenti, stati d’animo che tutt’ora vivono nell’umanità.
Nell’opera Le Labbra della Morte – Giuturna, non ritroviamo solo il volto della sorella divina di Turno, ma anche la disperata rassegnazione dell’impotenza dei sopravvisuti davanti alla morte dei propri cari.
Giuturna, presente con vivida forza nell’ultimo canto dell’Eneide, tenterà in ogni modo di salvare il fratello Turno in guerra contro Enea.
Nifa dei fiumi e figlia di Dauno, Giuturna verrà interpellata da Giunone per accorrere in aiuto di Turno, così dapprima l’essere superiore si metamorfizza in figura umana assumendo le sembianze di Camerte, per rincuorare i Rutuli e spingerli all’assalto contro i patti, e poi sbalza letteralmente dal carro l’auriga del fratello, Metisco, per prenderne il posto ed aiutare così, da posizione di forza Turno, suscitando le ire di Venere, che in tal modo interviene.
Sarà Giove ad allontanare le litigiose divinità dal campo di battaglia per fare in modo che si compia la volontà del Fato.
E’ in questo momento che il dolore di Giutura appare in tutta la sua disperata forza. L’immortalità della nifa diventa motivo in più di sofferenza, perchè costretta impotente a sopravvivere al fratello. La divinità, dopo essersi strappata i capelli, chiude gli occhi e si immerge nuovamente nel fiume…
Allo stesso modo nell’opera Addio, ritroviamo non solo il volto di Enea, ma una storia. L’evento vissuto dall’eroe virgiliano è anche in questo caso forte di sentimenti attuali.
Troviamo il viso di Enea che guarda lontano ed attaccato al suo collo l’immagine di una donna che tenta invano di restare con lui. E’ Didone, l’amante cartaginese di Enea.
La donna cerca invano di trattenere l’Eroe. Ma Enea sa che questa passione non gli è concessa e che per lui il Fato ha in serbo altro. La consapevolezza di un progetto superiore dà all’eroe virgiliano la forza di lasciare i piaceri e mettersi nuovamente in viaggio. La donna avvinghiata al suo collo è già priva della testa, richiamo evidente al suicidio di Didone.
La testa è comunque presente nell’opera, grande e volitiva, con lo sguardo fermo, ed è quella di Enea, di colui che sa guardare oltre i piaceri carnali perchè sa ed accetta di essere stato destinato ad un progetto superiore.
In mostra dal 7 maggio al 4 giugno 2011 presso l’Artist Presentation Space di Artrom nella mostra Homage to Great Masters and Ancient Time.
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