Cos’è una traccia se non un segno? Un segno carico di rimandi, di storie, portatore di messaggi.
Un segno che è parte di un discorso più ampio da andare a ricomporre. Un segno che è testo, o frammento di testo, di un ipertesto del quale sentiamo di far parte, ma al tempo stesso non riusciamo a cogliere nel suo insieme. E’ una ricerca di tracce quella che muove l’andare pittorico di Francesca Coccurello. Una ricerca di percorsi che possano in qualche modo riconsegnarci un’immagine d’insieme.
E allora ecco i tronchi, i legni, l’elemento terra in trasformazione. Proprio nell’albero, nella sua corteccia, nei nodi dei rami, negli intrecci delle radici Francesca Coccurello intravede la traccia primordiale quella che in qualche modo, segretamente, contiene il frammento frattale del nostro essere, una sorta di senso, un indizio di risposta. I rami prendono forma di fasci di muscoli, o reti di capillari, le nervature di un tronco appaiono come nervature umane, e infine la corteccia diventa struttura, dorso.
Francesca Coccurello ci propone uno sguardo sull’intreccio tra mondo vegetale e mondo animale, dove l’uno scompare nell’altro per restituirci un senso di continuità mai interrotta, di unità che non andrebbe intaccata.
Dalle stampe calcografiche ai più grandi oli su tela tutto concorre a creare un senso di stratificazione dove la pianta e l’essere umano sembrano essere i due estremi mentalmente riconoscibili di una lunga serie di trasformazioni, metamorfosi, cambi di stato…
Così se nell’opera L’ Abbraccio troviamo un insieme di rami che sembra richiamare l’ossatura di un antico arto umano, in Danza il sottile movimento di rami ci riporta alla mente l’intrecciata rete capillare di un corpo vivo, finché in Dafne questa dichiarazione d’intenti diventa esplicita e la donna adagiata di spalle si fonde e al tempo stesso si va distaccando da una corteccia d’albero. In quest’opera possiamo cogliere l’intento di questa sua ricerca: cogliere l’attimo presente e mostrarlo nel suo essere contemporaneamente carico di passato e futuro. I suoi lavori sono istanti di un processo di metamorfosi, vetrini di laboratorio che, invece di ingrandire un frammento di materia, dilatano un frammento di tempo.

le vie del cuore, olio su tela
Non a caso la ricerca espressiva di Francesca Coccurello nell’esprimersi tra questi soggetti si muove su diverse tecniche, dalle incisioni a punta secca, alle acqueforti, ai grandi oli su tela, alle tecniche miste. Bianco e nero e colori si mescolano e in alcune opere si sovrappongono offrendoci la possibilità di un approfondimento ampio del suo lavoro, e al tempo stesso di cogliere l’anelito verso una sperimentazione in fieri, un andare che non è pago, che si esprime tecnicamente come concettualmente e che trasmette un senso di incompiutezza, l’impossibilità di mettere un punto.
Il mondo vegetale, con la sua evidente ciclicità si offre nel lavoro di Francesca, come tavolozza simbolica di questa sua ricerca. L’albero nei suoi rami e nelle sue radici diventa simbolo d’intreccio, di percorsi che si vanno mescolando, nei suoi nodi e nelle stratificazioni di corteccia possiamo leggere un proteggersi dalla sofferenza, il ripiegarsi su sé stessi per poi tornare a rifiorire. E ancora, nel suo collegare Terra e Cielo, l’albero diventa ponte tra materia e spirito, tra finitezza e astrazione, tra fisica e metafisica. Dalla sua struttura lignea possiamo raccogliere le memorie del carbonio, una sorta di impronta digitale di ciò che ci ha preceduto. Per poi finire nel suo potere estetico, dove ogni elucubrazione concettuale sbiadisce e la dimensione sensoriale prende il sopravvento.
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