Due sagome, due ombre in cammino. Così Giulia Cudemo ci racconta la scelta di solitudine di cui spesso Pasolini parlava. Una solitudine che lei sceglie di personificare in un’ombra che accompagna.
Le due presenze sono in cammino verso un obiettivo che a noi non è dato scorgere, ma hanno fatto la loro scelta, stanno seguendo la loro visione personale.
L’immagine è indefinita perché la scelta della solitudine di Pasolini non è stata rispettata e l’uomo appare quindi come una sagoma che anela, senza raggiungere l’obiettivo.
Il tutto racchiuso in un giro di due corde che si muovono lungo il lavoro delimitandone aree. Le due corde, in continuo parallelismo, rafforzano il concetto del dualismo creando spazi di riflessione e di attenzione.
Nel riquadro in basso a destra ritroviamo Pasolini stilizzato vicino alla sua Torre, un elemento che è paesaggio, ma anche simbolo di solitudine. I due riproducono l’immagine della solitudine percepita ossimoricamente come dualismo e ricalcano l’immagine delle due ombre. L’abitazione fisica della Torre e l’abitazione come corpo fisico diventano due immagini sovrapponibili capaci di quell’intimo dialogo che solo la solitudine può permettere.
Il tutto richiama la scelta di solitudine, o di rottura dei legami dati, che stanno mettendo in atto le persone che tornano ad abitare Chia lasciando la città. Una scelta mossa sicuramente da coraggio e dall’intima confidenza che ognuno è riuscito a stabilire con la propria solitudine.
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