L’indagine presentata da wea_0style si snoda attraverso una narrazione in cinque atti: cinque opere a inchiostro che raccontano lo srotolarsi del filo della consapevolezza durante i giorni della quarantena. Partendo dalla paura e dall’imposizione di comportamenti nuovi la donna si pone in ascolto e in osservazione di se stessa, fino a liberarsi dalla dipendenza alla propria immagine.
La superficie riflettente degli specchi che nei giorni di quarantena ha definito l’intimità con noi stessi si trasforma in una sorta di portale che gioca sul rapporto tra percezione di sé e immagine, tra intimità e relazioni pubbliche.
Il primo atto è PAURA, il momento iniziale in cui ci siamo ritrovati soli con noi stessi. Lo specchio restituisce alla donna una serie di immagini di sé stessa spaventate. Non possiamo vedere il suo viso, ma percepiamo la sua formalità, il suo essere educatamente allineata e quindi impreparata a subire il capovolgimento che metterà in crisi le sue certezze.
Il secondo atto è CONSAPEVOLEZZA, che si raggiunge a fatica. La donna ora è nuda davanti allo specchio, non può più mentire a se stessa. La schiena ricurva ci racconta la difficoltà a prendere posizione davanti alla propria nudità. Lo specchio le restituisce il suo riflesso con guanti e mascherina, ma lo sguardo non riesce ad alzarsi per cogliere l’intera immagine. E’ ferma sul dettaglio di quel guanto nero, segno del cambiamento che le è stato imposto, della difficoltà di contatto diretto, una afefobia verso se stessa.
Il terzo atto è AVVICINAMENTO, la donna finalmente alza la schiena. Eretta si guarda negli occhi, si accetta, si comprende e riesce a toccarsi. L’immagine nello specchio ha ancora guanto e mascherina, ma la mano della donna riesce a superare il riflesso e a spingersi oltre.
Il quarto atto è ACCETTAZIONE, e quando ci si ama è facile accettarsi. La donna ora si compiace di se stessa, alza le braccia a raccogliere i capelli e la mascherina ora non appare più come un elemento sanitario, ma parte di un gioco intrigante, fatto di misteri e seduzioni.
L’ultimo atto è LIBERTA’, qui la donna non ha più bisogno di guardarsi allo specchio. La sua immagine non è più riflessa. Scompare la cornice dello specchio e la donna nelle sue varie sfaccettature, si muove autonoma. E’ crollato il contenitore ed ognuno ha diritto ad essere.
>> wea_0style nella mostra I Panni Sporchi per le Giornate Basagliene 2019
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