MIRELLA ROSSOMANDO2024-11-04T10:28:27+01:00

MIRELLA ROSSOMANDO

LA FORMAZIONE

“Non ho avuto preferenze per un maestro in particolare, ma studiando la storia dell’arte ho sempre trovato nelle diverse epoche suggestioni, interessi e stimoli per la mia ricerca”
Così Mirella Rossomando racconta la sua formazione che l’ha vista studiare in diverse accademie italiane tra cui l’Istituto d’Arte di Parma, l’Accademia Brera di Milano e le Belle Arti di Roma.
Una vita in viaggio tra mondi diversi, tra suggestioni e paesaggi, dove unico e costante punto fermo è stato la sua ricerca espressiva.
Insegnate d’arte e artista ha esposto in personali e collettive in Italia e all’estero, con un tratto che negli anni l’ha resa inconfondibile.

LA TECNICA

Agli inizi del Nuovo Millennio Mirella Rosomando ha iniziato a sviluppare una particolare allergia ai solventi per gli oli. Creativamente ha saputo trasformare quello che sarebbe potuto essere un ostacolo al suo lavoro nell’opportunità di elaborare una tecnica nuova.
Se i soggetti sono ancora quelli di ispirazione surrealista che hanno caratterizzato fin dall’inizio il suo lavoro, la tecnica ha trovato una nuova strada grazie all’uso dell’inchiostro di china.
Oggi le sue opere nascono dal nero intenso della china che a tratti prende densità e si carica di colori e a tratti si alleggerisce sfumando e dissolvendosi.
Ad accompagnare la china Mirella Rossomando è andata sviluppando una personale tecnica mista che l’ha portata ad arricchire i lavori di diversi materiali: oltre al colore, superfici argentee, inserti metallici, ma sopratutto collage di fotografie scattate dall’artista stessa, o frammenti di libri e riviste collegati al proprio vissuto.

LA RICERCA CREATIVA

La viva concretezza di forme note e la loro costante imprevista collocazione rendono il lavoro di Mirella Rossomando sicuramente legato ad un sentire surrealista. Cariche di immagini che assumono libera valenza simbolica le opere dell’artista catturano l’osservatore portandolo verso un mondo inconscio fatto di suggestioni e rimandi. Gufi, farfalle, alberi e conchiglie e tra queste espressioni di vita la donna, con i capelli al vento, spesso intrecciati in già svanite acconciature, segno del tempo che scorre tra pensieri e visioni. Donna, insetto, pianta o conchiglia sono tutti simboli dell’unica essenza vitale che permane ogni essere senza distinzione gerarchica, manifestazioni apparenti dell’essenza vistale del mondo.
È il susseguirsi discontinuo di questi segni, delle tracce della vita sulla terra, che animano il perpetuo racconto dell’artista, portando l’osservatore ad una consapevolezza più alta.
Con coraggiosa chiarezza e ferma lucidità Mirella Rossomando racconta di vite che si intrecciano, di oggetti quotidiani che prendono consistenza, di nature che tutto sono fuorchè morte. In un fluire di vite e percezioni dove il reale  sensibile emerge come estetica superficiale, Velo di Maia, di una verità più profonda.
Leggere l’opera di Mirella Rossomando equivale ad entrare in un modo privato che se da un lato parla dell’intima storia personale di una vita, dall’altro si apre all’essere umano moltiplicando le possibilità di lettura. Così l’opera si apre a molteplici interpretazioni, i simboli ricorrenti non sono univoche chiavi di lettura, ma l’artista desidera espressamente che ognuno possa avvicinarsi al suo lavoro e leggerlo liberamente secondo il proprio vissuto.
Il classicismo presente nelle forme, nelle linee pulite che sicuramente dimostrano la padronanza della tecnica, diventa superficie di confine, contenitore estetico del richiamo verso un modo dove le esperienze sensoriali, come noi le conosciamo, non esistono.

FEATURED ARTWORK

GIULIA FARNESE

Un bando per ricreare il volto sconosciuto di Giulia Farnese? Un richiamo al quale Mirella Rossomando non può resistere. Artista che si muove da anni seguendo le biografie di donne che per forza e bellezza hanno assaggiato i dissapori della vita, e che per determinazione e intensità d’animo hanno affrontato le sfide di un quotidiano incentrato sul maschile, Mirella Rossomando ha nelle sue corde la capacità di raccontare storie cogliendone quei tratti essenziali che si caricano di simbolismo e ci lasciano attoniti davanti allo stupore e alla ricchezza della sintesi. Le sue eroine sono frequentemente donne consapevoli del loro valore, della loro bellezza e del legame che può esserci tra forza e delicatezza, tra gusto estetico e profondità d’animo.

Si raccontava che fosse bellissima Giulia Farnese, ma non sono stati conservati suoi ritratti a causa della damnatio memoriae che le fu inflitta per volontà del fratello. Donna di nobile famiglia fu da giovane l’amante del papa Alessandro Borgia. Divenne poi la reggente della città di Carbognano che governò con saggezza conquistando l’amore dei cittadini che ancora oggi ne fanno motivo di vanto. Salito al trono papale il fratello, con nome di Paolo III, ne decretò la damnatio memoriae proprio per via della sua giovanile relazione con il papa Borgia.

Mirella Rossomando ce la presenta intenta a guardarsi allo specchio. Ma il suo viso è vuoto, nessun tratto, né occhi, né naso, né bocca: un’immagine cancellata. Il volto appare invece sullo specchio come se fosse stato catturato in un segreto dialogo con la donna e la sua immagine, per essere preservata, fosse stata affidata a una sorta di incantesimo che la renderà visibile solo a lei, in quella che è la reale e intima conoscenza che ognuno ha di sé stesso. Eppure l’immagine dello specchio si volta e l’artista sceglie di svelarci il suo volto rimasto impresso sulla superficie riflettente. Tra le mani di Giulia appare un piccolo vaso con una primula su cui è posata un’ape, un omaggio al festival di Tuscia in Fiore in cui l’opera è stata presentata, ma anche un invito a riconoscere l’impalpabilità della bellezza e il potere vitale della leggerezza.

CONTATTI ARTISTA

Mirella Rossomando vive e lavora a Roma.
È parte del Collettivo degli Artisti di Monte Mario.

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