Dopo lunghi studi sul territorio, incontri con i suoi abitanti e interviste, la ricerca di Mela Wayfinder si è andata definendo intorno al valore e il senso dell’abitare, fino a creare un ritratto vivente di Chia, esposto nella mostra Abitare Pasolini.
E’ proprio il borgo a parlarci raccontando la sua storia, nata prima di tutto nei desideri delle persone che poi lo hanno abitato. E’ la storia del borgo di Chia, ma è anche la storia di qualsiasi angolo di mondo abitato. Una storia che ha inizio nel mondo immateriale del desiderio dove, partendo da un vuoto, da una mancanza, si va creando una visione mentale, e da questa poi un progetto, un primo mattone, una casa, un borgo. Il desiderio emerge come motore di ogni nascita e ogni trasformazione.
Mela Wayfinder ci propone il ritratto di Chia visivamente rinchiuso in un QR code. Si tratta di un chiaro riferimento al tentativo di definire, incasellare e concedere o togliere permessi, subìto dall’umanità intera negli anni del Covid.
Un QR code che dovrebbe contenere l’identità, ma che effettivamente si ferma a un insieme di dati anagrafico sanitari che poco hanno a che vedere con gli aspetti più poetici legati alle identità e ai vissuti personali. Un codice binario che tenta attraverso la logica del “si-no” di catalogare vita, scelte, desideri.
A questa percezione statica dell’identità, legata al concetto di idem, Mela contrappone un’essenza identitaria nata proprio dal continuo movimento, dall’essere inafferrabile, da un fluire che è dato dal passaggio di vite che modificano territori, e territori che a loro volta trasformano vite. L’estrema esposizione del privato trova la sua controparte nel mistero, lasciato cadere nel titolo dell’opera, al quale effettivamente nessuna definizione può rinunciare.
Inquadrando il QR code emerge la voce del borgo, un intreccio di storie raccolte e frammentate che narrano il legame con il territorio, l’abitare come condizione umana e scelte personale. Insieme alle voci di chi ha sempre vissuto a Chia emergono quelle dei giovani che stanno tornando a popolarla. Da queste si coglie il tema del diritto alla libertà di scelta di dove vivere, scelta che non dovrebbe dipendere dal luogo dove si è nati, dalle possibilità economiche, dagli studi fatti o dai lavori svolti, ma che, rompendo gli schemi, possa rispondere ad aspirazioni immateriali e a visioni legate all’autopercezione di sé stessi e del proprio posto nel mondo.
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