Una tavola ricoperta di catrame, una tela cosparsa di gesso, e poi garze, alluminio, ovatta e canapa… la ricerca espressiva di Giampaolo Cataudella passa attraverso la sperimentazione polimaterica. Ogni elemento ha una sua storia, ogni materiale un suo vissuto che si offre come ordito per raccontare tracce di vita.
Protagonisti dei suoi lavori sono proprio i racconti, mai verbalizzati e misteriosamente racchiusi in tracce dimenticate, in frammenti di vissuto.
L’opera dell’artista siciliano nasce da un bisogno atavico, dal naturale e completamente autodidatta istinto a riprodurre visivamente, a raccontare attraverso immagini.
Ogni lavoro è dunque metafora di una storia. Si va formando, come la vita, strato su strato, staccandosi dalla bidimensionalità e acquistando profondità solo perché capace di superare il passato, di costruire sopra ciò che è stato andando oltre.
La memoria diventa supporto del gesto del presente e ciò che lo sguardo può cogliere oggi è il risultato di sovrapposizioni di vissuti, come nel racconto orale, dove ogni voce toglie o aggiunge, trasforma e personalizza e proprio per questo rende autentico.
Le stratificazioni dell’opera di Cataudella diventano trama, non solo in termini di successione temporale, ma anche d’indagine sociale
dove dal macro si scende verso il micro per scoprire che l’insieme collettivo è formato da innumerevoli tasselli individuali.
La visione, attraverso la scelta di un informale astratto, parte da uno sguardo d’insieme che attraverso un processo a lente d’ingrandimento, come uno zoom cinematografico, ci porta verso il privato. Qui troviamo l’umanità. Riflessa nelle opere e al tempo stesso attrice. Narrata e narrazione. Davanti a ogni vissuto individuale parte un nuovo viaggio introspettivo verso un microcosmo ancora più intimo, fatto di strutture mentali e ricordi, di elaborazioni di vissuti, percezioni e speranze.
Sabato 9 marzo alle 18.00 si inaugura allo Spazio Comel.
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