Un albero che si specchia nell’acqua di un lago: questa l’idea iniziale dell’opera Il Suo Doppio di Mirella Rossomando. Poi, come spesso accade nella vita e nell’arte, gli eventi portano l’artista a raccontare altro. Ascoltando la china che fluisce sulla carta, i silenzi e i momenti di caos, l’opera si è andata trasformando.
Un albero, ricco di vita, di suggerimenti, di rimandi. Così come piena è la vita di molti di noi, quella apparente almeno… E sotto, capovolto, un albero vuoto, nero.
Se la Natura, vista e descritta come energia vitale, è fortemente presente nell’opera dell’artista, altra importante protagonista è l’assenza, gli spazi vuoti, la solitudine, come condizione indispensabile di ogni percorso umano, prezzo indiscutibile dell’autenticità di ogni vita.
Il suo doppio quindi non è un riflesso nè un negativo, ma altro: la parte oscura che vive silenziosa nel nostro intimo, la zona d’ombra, forse più vera, ma spesso anche più sofferta e per questo meno consapevole.
E’ nella densità del nero che si apre la breccia e si offre la possibilità di evasione dai vincoli culturali e dalle chiavi di lettura che il nostro sistema sensoriale ci impone. Se già nell’approccio surrealista Mirella Rossomando rompe il vincolo tra significante e significato, nel nero apre un passaggio verso forme nuove, più vicine ad una dimensione astratta, perché meno riconducibili a elementi del quotidiano. Anche qui ritroviamo il doppio: una sfera più grande e una più piccola, come il satellite di un pianeta. Il passaggio, la porta verso una dimensione altra è incastrato tra le reti, trattenuto, forse imprigionato, ma anche difeso. Passato il buio, attraversata la rete, arriva l’oro.
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