Se mai tu diventerai metà di te stesso‚ e te l’auguro ragazzo‚
capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi
Italo Calvino – Il Visconte Dimezzato
Nato nella Sicilia rurale dell’entroterra catanese, Domenico Portale si trasferisce giovanissimo a Roma, dove crescerà nella periferia nord. Vive la strada immergendosi in un quartiere che si va formando intorno al parco del Santa Maria della Pietà. Sono gli anni della Legge Basaglia in cui il Manicomio si apre e riversa la sua variopinta popolazione nelle strade limitrofe. Uomini e donne fragili, feriti da anni di segregazione manicomiale, ma al tempo stesso potenti perché ricchi di una capacità di osservazione e percezione non comune. Domenico Portale assorbe le loro storie che diventano inevitabilmente background della sua ricerca artistico espressiva.
Studia scenografia all’Accademia delle Belle Arti, dove apprende come tradurre in ordine geometrico la potenza vulcanica delle sue radici e l’inquieta incertezza del vivere metropolitano.
Nasce così un’arte fortemente contemporanea mossa inizialmente da una ricerca concettuale dove il corpo e la sua fisicità diventano strumento principe d’espressione: il tool dell’artista. Per questo la scelta di Domenico Portale ricade principalmente sul grande formato con il quale l’artista può confrontarsi entrando nel lavoro, trasformando il proprio braccio in compasso, la propria statura in metro, le proporzioni umane in sezione aurea.
Nella mostra per la RAW 2019, Come Fiori in Città, Domenico Portale presenta due dittici: Vibrazionee Impressione. Nell’opera Vibrazione troviamo, diviso su due pannelli di due metri di altezza, l’Uomo Vitruviano con la perfezione delle sue proporzioni inserito nel grande cerchio di Leonardo. Dallo sfondo nero emerge il corpo umano ben delineato dalla presenza di sezioni di circonferenza tracciate a mano libera.
Ma la perfezione dell’Uomo Vitruviano, il suo equilibrio formale così intimamente in relazione con la fisicità dell’artista è interrotto. I due pannelli ne riportano solo una metà. Cosa resta dunque di questa perfezione?
Nell’incompiutezza Domenico Portale presenta con forza graffante la metà assente. Sia questa negata da un sistema malato che ci impone continue rinunce, o da noi stessi che, per paura o per amore, ci imponiamo limitazioni; sia questa negazione una perdita o una celata ricchezza; la metà mancante assume nella sua assenza una presenza dirompente urlando nel silenzio il suo diritto ad esserci e contemporaneamente il suo diritto a scomparire.
Risponde a questa assenza il dittico Impressione dove la figura scompare sostituita da un’esplosione cromatica. Tra i gialli e gli azzurri l’essere umano sembra venir risucchiato, lasciando di sé solo le tracce, le stesse sezioni di circonferenza presenti nel dittico Vibrazione: i segni del braccio, dell’agire, della volontà umana mossa dal cuore.
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