GABRIELE SCOCCO2025-03-05T12:52:35+01:00

GABRIELE SCOCCO

LA FORMAZIONE

Parte dagli anni del liceo artistico la ricerca creativa di Gabriele Scocco, un percorso che ha portato avanti senza interruzioni approfondendo tecniche e stili, dagli studi di grafica pubblicitaria a quelli di acquarello antroposofico passando per il ritratto dal vivo, la scultura e la tecnica mista. Oggi è parte del Collettivo degli Artisti di Monte Mario.

LA TECNICA

Uno dei primi tratti distintivi degli aspetti tecnici del lavoro di Gabriele Scocco sono i supporti. Raramente l’artista sceglie una classica tela o un supporto convenzionale dalla forma geometrica regolare. Spesso i suoi lavori nascono su vecchie tavole dalle forme irregolari, blocchi di polistirolo o cemento, ampie stoffe nere… I supporti concorrono a comunicare una sensazione di materia in movimento, di processo ancora in essere. Su queste basi, che sono parte integrante della volontà comunicativa di Scocco, l’artista interviene con la sua tecnica mista.  Si tratta spesso di sperimentazioni con materiali edili, scarti industriali, o di uso domestico, superfici sulle quali Scocco interviene con colla vinilica, cemento steso a spatola, gessetti colorati, ma anche saponi, caffè, dentifrici. Negli Anni 2000 è iniziata la sua sperimentazione con l’aerografo e le bombolette spray su vetrine e camper. A queste forme di arte fortemente impattante dal grande formato Gabriele ha affiancato anche studi di grafica e comunicazione visiva sia digitale che su tela.

La dimensione scultorea è un fil rouge del lavoro di Gabriele Scocco che, anche quando si esprime sul bidimensionale, non può esimersi dal renderlo scultoreo con l’aggiunta di materiali comunemente usati nella scultura o nel modellaggio quali gesso, argilla e cemento. Nelle opere tridimensionali possiamo trovare strutture in fil di ferro, grandi polistiroli scolpiti, vecchie porte o finestre…  Qui l’immagine prende forma da una materia ribelle, da un informale che ricorda concettualmente il nero delle tele e che porta la mente verso la dimensione dei primordi dalla quale tutto ha avuto origine.

LA RICERCA CREATIVA

La ricerca creativa di Gabriele Scocco esprime un movimento che dal vuoto si muove verso la sostanza. I fondali neri e il frequente uso di questo colore comunicano l’impressione di un richiamo primigenio dal quale la vita trae origine. E sono appunto soggetti mitologici o legati a testi sacri quelli che compaiono più frequentemente nei suoi lavori. I volti sono spesso accompagnati da elementi simbolici o richiami cromatici che sono agganci a una narrazione. Così nel bacio di Giuda ritroviamo il rosso del viso di Cristo che anticipa il sangue che verserà, e in primo piano le mani che già contengono le stigmate. Viso e mani diventano precursori di una storia che sta per cominciare e che appena si intravede alle spalle del Cristo, dove Giuda si sta avvicinando…

La narrazione emerge dal nero quasi fosse un’energia luminosa originaria dalla quale poi prende vita una trama, trova forma una ricerca di senso. In molte opere sono le linee bianche, dense pennellate arricchite da una tecnica mista fortemente materica, che esprimono il primo movimento verso la ricerca di una forma, di una genesi.

La ricerca concettuale di Gabriele Scocco si muove dunque lungo la strada dell’archè, dell’origine. Dal nulla primordiale alla materia. Ma per raggiungere una creazione l’Uno ancestrale deve dividersi. E’ infatti solo attraverso il dualismo che la vita, per come la conosciamo, può avere origine. Ecco allora il rapporto tra bianchi e neri, tra linea di demarcazione e caos, tra accenno figurativo e macchia astratta.

Le opere di Gabriele Scocco sono una sorta di macchina del tempo che ci riporta verso l’origine.

FEATURED ARTWORK

CRISTO IN CROCE

Più che un Cristo in Croce sembra quasi un Cristo alla Colonna con le braccia sono completamente assenti e la forma della croce che sfugge. Eppure il momento è quello della morte in croce, sottolineato dal fiotto di sangue che sgorga dal costato. Un Cristo che ha perso le braccia e quel gesto nel quale il fedele cristiano ama vedere un abbraccio di consolazione: nella morte non c’è spazio per gli altri, siamo soli. E in questo gesto di perdita di braccia perdiamo la forma della Croce che resta una linea retta verticale, una volontà divina che dall’alto arriva sulla terra, senza possibilità di dialettica, senza incrocio tantrico.

Nell’assenza di braccia l’osservatore è portato a concentrare la sua attenzione sul volto e su quei cromatismi che richiamano il Cristo Giallo di Gaugin. I capelli biondo acceso, realizzati in cartapesta e carta vetrata con colla vinilica e polvere di cemento, appaiono quasi ossigenati. Cadono scomposti sul viso in una lunga frangia che copre gli occhi e ci costringe ad intuire, immaginare, lo stato d’animo che può trapelare da quello sguardo… Eppure la bocca qualcosa suggerisce in un mezzo sorriso ammiccante: sono e non sono il vostro Cristo… la sofferenza, nel leggere la mia storia, è un vostro bisogno. Allora quel rossetto rosso come il sangue che sgorga dal costato assume un nuovo significato e nel sorriso appena accennato di questo Cristo possiamo cogliere un’inflessione sbarazzina, l’invito ad andare oltre, ad affacciarci al nostro contemporaneo carico di nuovi cristi condannati e derisi, ma ormai abili a superare lo stigma, a trasformare la corona di spine in una acconciatura, a gestire l’essere diversi con fiera creatività.

E questa leggerezza è sottolineata dal supporto che Scocco sceglie per realizzare l’opera: un blocco di polistirolo. La fattezza è quella del pesante cemento e della pietra, e l’effetto ottico porta mentalmente all’attitudine di uno sforzo fisico per sostenere l’opera. Eppure il peso è minimo: ciò che temevamo essere portatore di pesantezza si trasforma sotto le nostre mani e ci invita a riflettere sul preconcetto, sull’importanza di svuotare la mente da sovrastrutture ed accogliere l’esperienza per ciò che i sensi nel qui e ora possono comunicarci.

CONTATTI ARTISTA

Gabriele Scocco vive e lavora a Roma nel quadrate nord ovest ed è parte del Collettivo degli Artisti di Monte Mario.

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