Donne al mercato e passeggeri di metropolitane, pazienti artisti di strada e musicisti, complicità e solitudini, il tutto mentre il Tevere si snoda seguendo il suo corso e le strade svaniscono oltre l’orizzonte. La città, inconsapevole dell’occhio fotografico, si riempie di vita e di gesti colti nella loro spontanea quotidianità, forse ripetuti centinaia di volte, leggeri nell’abitudine, ma carichi nel loro costituirsi momento essenziale di vita personale.
Questa la Street Photography di Alessandro Squarcia, nata come sfida personale, spinta all’incontro, ricerca di un contatto umano che possa offrirsi come risposta alla crisi che molti fotografi hanno vissuto con l’avvento del digitale.
“… A 17 anni mio padre mi regala la sua passione e la mia prima reflex. La
seconda arriverà col primo stipendio. Poi la camera oscura e le scuole serali del Comune di Roma, la
magia del nero che nasce dal bianco. Anni a sporcarmi di acido e di foto altrui. Contaminazioni, diplomi e belle amicizie.
Arriva il digitale e la fotografia diventa di tutti. Forse di troppi. La magia si sposta dentro un monitor, ma non è più la stessa. La foto è lì. Non serve
più scavarla nell’acido. Basta scattarla. Non costa più niente. Non vale più niente. Perchè nemmeno c’è. E’ solo il nome di un file già dimenticato. Non ha
l’odore dell’acido nè la consistenza della carta.
Finisce la scuola e un po’ si ferma tutto come se ormai tutto si fosse conosciuto e scattato. Come se non servisse più uno sforzo per tirare fuori una foto dalla realtà. Come se non servisse più un’idea per farla.
Ma la fotografia si sposta ancora. Dal PC al telefono. Dal paesaggio alla strada. Obiettivi più corti, attimi rubati al caso nella vita della gente. E trova nuova forza. Nuovo vigore. Nuove idee…”
Con Instagram Alessandro Squarcia trova un nuovo motore: l’immediatezza. Così il telefonino prende il posto della macchina fotografica perché Instagram solo questo vuole e, sempre a portata di mano, diventa il nuovo strumento per raccontare la vita.
La fotografia ora non ha più bisogno di quello sforzo per poter uscire dalla realtà, dell’alchimia della camera oscura, del tempo e degli odori… Lo sforzo è un altro: entrare in contatto con l’impeto del fiume umano che scorre nelle nostre città e raccontarlo in tempo reale, svelarne la poesia nel suo intermittente apparire e scomparire e… condividerla perché la strada è anche e soprattutto questo.
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