La vita si snoda e dal macro ci inoltriamo verso il micro come usando un raffinato zoom. Dall’alto del nostro volo notturno scendiamo verso le strade, le case, le stanze, e allora la Serie Metropolis lascia spazio a quella Humanoids, Serie dove i colori e il movimento riempiono le tele in una danza.
La vita appare nel suo essere mutevole, ognuno ha una posizione, in coppia, solitario, accompagnato da probabili animali… Questa posizione ha l’eterna durata di un attimo: carpita da un pennello, fermata nel tempo, già trascorsa nel fluire della vita. Ogni vita è un mondo, appena accennato, come un volto che si incrocia sulla metropolitana. Ogni storia umana è un insieme di attimi che si susseguono, un insieme di relazioni e di tracce lasciate. E tutto questo racconta il passaggio dell’essere umano sulla Terra.
I volti si scoprono nelle macchie di colore, appena accennati, emergono per poi confondersi nuovamente nel tutto. Ognuno fermo nella propria silhouette, ognuno convinto protagonista indiscusso della propria piece. Tutti inequivocabilmente effimere comparse.
Così è raccolto l’attimo, nello scatto di un’istantanea, dove il prima e il dopo si perdono nel fluire sempre uguale eppur sempre irripetibile di un tempo formato da infiniti attimi di presente. L’io e il tu si perdono nell’indistinto noi degli Humanoids.
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