Portatore del cielo, ma anche padre di costellazioni, Atlante rappresenta il peso del Cielo sulla Terra, dell’immateriale sulla materia. Atlante è anche il libro contenente mappe e tentativi di disegnare terre e definire percorsi, è il tratto, sempre imperfetto, che ci dà l’illusione di una localizzazione, di un limite spaziale, di essere inseriti in un disegno. Atlante è l’espressione di un anelito, del desiderio umano di collocarsi all’interno dell’universo. La ricerca di una risposta agli interrogativi più ancestrali, ai perché che ci hanno spinto a generare le divinità.
Luca Giannini muove la sua ricerca tra questi interrogativi, accostandoli frequentemente all’immagine di rotte, siano esse mentali o geografiche. Si crea così una corrispondenza tra figurazioni stellari e cammini umani. Le prime appaiono in lavori quali Atlante, dove si delinea una immagine del cielo di Roma all’equinozio di primavera, che in età antica annunciava l’inizio del nuovo anno e la ripresa dei cicli naturali; o in Le Rotte del Nord, dove le forme dell’Orsa Maggiore e dell’Orsa Minore sono unite da una corda che segue la traccia ideale con cui si individua nel cielo la posizione della stella polare, orientamento per carovane e naviganti. A queste forme corrispondono quasi a specchio le mappe terrestri dove le isole appaiono come mete, approdi, punti fermi, allo stesso modo delle stelle nelle mappe celesti.
Nascono così lavori quali Mappa, Demetra o Rotta, dove i contorni di terre emerse si vanno mescolando ad altri simboli ricorrenti nel lavoro di Giannini: arche ed anfore. Simboli delle millenarie migrazioni di popoli, del melting pot di culture e miti mediterranei. Tra le mappe stellari e quelle terrestri il punto di vista si inverte: le terre emerse appaiono con le loro sagome come tracce viste dal cielo, mentre le mappe cosmiche assumono le loro forme da un punto di vista terrestre. Come in Notte Stellata, il cielo, con le sue linee immaginarie tra le stelle, diventa una sorta di cartografia che indica all’essere umano la via. Scivoliamo così in quel passato di esploratori e mercanti che utilizzavano gli astri per orientarsi nella notte. Qui ritorna anche il tema del mito, come apertura verso un viaggio che sia anzitutto ricerca di conoscenza. E allora l’immagine del libro travalica il racconto geografico per emergere con il suo valore ermetico, custode di saperi antichi. Il libro come oggetto materiale che trascende la materia diventando ponte tra passato e futuro e che ritroviamo in lavori quali Il Libro delle Trasmutazioni e In Principio.
La cifra stilistica di Luca Giannini è legata a un dialogo tra forma e linea. Là dove la forma rappresenta un primordio, il magma ancestrale, la materia indefinita, il caos; la linea risponde mostrando l’incedere umano tra passi e pensieri, il tentativo di definire, di dare risposta, il desiderio di un cosmos che è terra emersa, ordine, conoscenza.
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