L’impronta di una scarpa su un pavimento cosmatesco. Questo il nostro legame con un passato che non riusciamo ad apprezzare. Triana Ariè, dalla sua storia di restauratrice, ci porta a riflettere sul valore sottovalutato di buona parte dell’arte che ci circonda.
Per farlo sceglie un pavimento cosmatesco, una di quelle superfici distrattamente familiari a molti romani: un intreccio di marmi diversi. I pavimenti cosmateschi raccontano una Roma opulenta, ricca e attenta alle manifestazioni artistiche più sfarzose. Erano spesso i papi a richiedere queste costose pavimentazioni legate all’arte della famiglia dei Cosmati da cui presero il nome. Oggi li ritroviamo nella Cappella Sistina, in Santa Croce in Gerusalemme, e addirittura su muri e colonne della Basilica di San Paolo Fuori le Mura. Eppure non li conosciamo. Non sappiamo apprezzarne il valore dato dalla ricercatezza e dall’abbinamento di marmi misti, dai disegni ornamentali in ripetizione e dalla minuziosa maestria del lavoro.
Triana Ariè riproduce il pavimento con una tecnica di tempera acrilica in sovrapposizione poi finita a cera. Il tutto rende i porfidi rossi, il serpentino verde, i gialli antichi e marmi bianchi, estremamente reali. L’opera riproduce uno spaccato di una pavimentazione: un disegno a otto che potrebbe proseguire nei famosi quincunx (un cerchio centrale con quattro cerchi ai lati) o essere un dettaglio di una guilloche (dischi marmorei spesso contenenti ritratti in mosaico e collegati tra loro da fasce intrecciate). Insomma un dettaglio capace di aprirsi sull’infinito, proprio come ogni forma a otto può fare. E su questo invito verso l’infinito camminiamo distrattamente.
Una suola di scarpa sporca di terra e collanti si imprime sull’opera e lascia la sua impronta. Un gesto che ci riporta alla nostra incapacità ad abbassare lo sguardo con rispetto e metterci in ascolto di storie che ci sostengono da centinaia d’anni.
Tempora Tempore Tempera, con il tempo si aggiusto tutto, ma con il tempo ogni cosa può anche essere distrutta. A noi la scelta di dove mettere i piedi e che impronte lasciare.
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Ma che bello e che brava. Bella la filosofia.