Francesca Cantiani torna a esporre negli spazi dell’ex Lavanderia affiancando al fumetto una nuova scelta stilistica. Il delicato supporto della carta, utile e immediato nella realizzazione di trame fumettistiche è sostituito dall’importanza della tela. Al bianco e nero sostituisce i colori e sullo sfondo azzurro si distinguono due figure danzanti, una più chiara e una più scura, quasi a richiamare la dicotomia cromatica del bianco e nero. Qui, a differenza delle sue tavole precedenti, i visi non sono delineati con tratti definiti. Non cogliamo le espressioni dei volti e non siamo accompagnati da testi scritti. La trama dobbiamo trovarla noi, nel movimento danzante delle figure.
Se solo sfiori il sussurro…
Osservi l’oracolo d’amore,
il mio ricordo…
Si tratta di un’elevazione verso l’alto, un volo. La maschera fumettistica ricca di dettagli, ma forse anche poco fedele a ciò che veramente scorre oltre le pieghe dei visi, è stata abbandonata. La realtà più profonda dell’essere umano è inesprimibile e Francesca Cantiani ce la riporta avvolta da silenzi.
Cogliamo il movimento liberatorio, quasi fosse un respiro di sollievo, un anelito a lasciare le maschere che ci vengono imposte dagli altri e diventare leggeri.
La figura sinuosa ha l’apparenza di un’ombra, impalpabile perché indefinibile. Il desiderio è proprio quello di esprimere una fuga dalle catalogazioni, dalle definizioni che ci incatenano in ruoli e ci impongono atteggiamenti.
L’opera evolve e l’ombra prende consistenza esprimendosi nel più intimo dei rapporti a due: quello madre figli@. Nell’abbraccio materno, inteso nel senso più puro del termine, l’artista ritrova l’unica forma di esistenza libera da maschere, l’incondizionata accettazione dell’altro.
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