Giorgia Curti, in arte Breezy g, è uno dei nomi legati alla nascita del writing femminile romano. I muri sono stati la sua principale tela e diversi spazi occupati e strade romane portano ancora la sua firma dal Forte Prenestino a Primavalle.

Artista versatile ha saputo accostare il colore alla musica seguendo il gruppo degli Assalti Frontali   dipingendo. La capacità di unire arte visiva e musica è ancora presente nella sua ricerca artistica espressiva e l’ha portata a partecipare con un evento di action painting al recente rave romano di musica classica allo Spin Time.

Breezy g. e Triana Ariè nel lavoro preparatorio della mostra

Come l’ascolto in ambito musicale così l’osservazione degli ambienti è un’altra caratteristica di Breezy g che attraverso il writing e la street art ha imparato ad interagire con i luoghi sottolineandone i punti di forza e raccogliendone la storia. Questa capacità di ascolto si ritrova nella sua modalità lavorativa in condivisone e coralità con artisti di diverse discipline. Se la musica muove la sua creatività attraverso l’improvvisazione cromatica, le opere nate dalla danza del colore continuano a vive nell’arte della fotografia come backdrops.

 

La presenza di Breezy g nell’atelier condiviso della Lavanderia delle Meraviglie è stata elemento di raccordo. La sua versatilità in campo artistico si è mostrata viva anche durante l’allestimento, capace di ascoltare il lavoro degli altri e interagire con esso. I suoi fondali, già usati da fotografi, sono entrati in relazione con le opere di altri artisti rafforzandole e interagendo con lo spazio e la sua storia.

Backdrop Garage, dettaglio

Abbiamo un suo backdrop in dittico con l’opera di Monika Kosior a sottolineare le screpolature del sistema medico infermieristico, esaltando le tonalità dei bianchi e dei rossi degli organi esposti dall’artista partner dell’installazione.

Un altro backdrop verde sostiene il lavoro di Paola Pavese inserendosi nel racconto della nascita di un fiore, tra sottosuolo e cielo.

La troviamo ancora come sfondo di Hero di Domenico Portale e dei lavori fotografici di Filippo Paoloni Lunari.

Sue sono le installazioni Ruggine. Chiodi, catene, vecchie sedie e barattoli a raccontare un manicomio fatto di vite logorate che si vanno screpolando. In lei emerge il potere della condivisione come unica risposta umana creata liberamente dai pazienti manicomiali.